Si è concluso nel pomeriggio di giovedì scorso, con una lezione su Dante e la letteratura sacra, il Mese Dantesco 2017, giunto alla sua undicesima edizione. La relatrice, la prof.ssa Ylenia Riccardi, già docente di lingue classiche e materie umanistiche del nostro liceo nonché traduttrice ed esegeta delle Sacre Scritture, dottoranda presso la prestigiosa università scozzese di St. Andrews, ha tenuto, di fronte a una sala gremita, una brillante e originale conferenza sul rapporto tra l’Inferno di Dante e i Vangeli apocrifi, ovvero le scritture “nascoste” (tale è il significato letterale del termine greco) non accolte nel canone neotestamentario in quanto ritenute secondarie o (è il caso dei testi gnostici) eretiche.
In particolare l’intervento si è focalizzato sui legami intertestuali tra il IV canto (quello del Limbo) e il dittico formato dal VIII e dal IX (che mette in scena lo scacco di Virgilio, bloccato insieme a Dante fuori dalle porte della città di Dite) con il Vangelo di Nicodemo, un apocrifo del V secolo d.C. attribuito al discepolo di Gesù e membro del Sinedrio. Questo testo, che mescola altre due fonti – gli Atti di Pilato e la Discesa agli Inferi, di cui rimane traccia, ad esempio, nel Credo ancora oggi pronunciato durante la liturgia – era ben noto all’Alighieri: infatti quando Virgilio, dopo aver delineato la condizione delle anime del primo cerchio, racconta a Dante la catabasi del Redentore nell’oltretomba per liberare e condurre in Paradiso i patriarchi dell’Antico Testamento, e ancora quando, più tardi, il duca preannuncia l’arrivo di un angelo inviato dal Cielo che spalancherà le porte della città infernale per consentire ai viatori di proseguire il viaggio, il Sommo Poeta sta utilizzando a piene mani l’apocrifo, notissimo durante il Medioevo.
In particolare la Riccardi ha evidenziato come le terzine dantesche siano intessute di richiami al dialogo che si svolge tra Satana, l’angelo ribelle, e Ade, signore del regno dei morti, quando il Cristo glorioso bussa alle porte dell’aldilà: se Ade teme che il Salvatore possa resuscitare tutti i morti, svuotando l’Inferno, il Diavolo si mostra ribelle e tracotante come le Furie dantesche; i termini militari impiegati dall’apocrifo, inoltre, ritornano anche nei versi dell’Alighieri, il quale, ispirandosi a questo immaginifico Vangelo, lo trasforma in una vera e propria sacra rappresentazione. Così il messo celeste postfigura Cristo e tutto l’episodio rivela il suo senso mistico: se Virgilio, limitato nel suo paganesimo, non può oltrepassare le soglie dell’Inferno (la Sibilla nel VI della sua Eneide aveva affermato che nessun uomo pio può sostare nell’Ade), Dante, invece, poeta cristiano ricolmo di fede e grazia, può proseguire il suo viaggio e ascendere fino a Beatrice e a Dio.
Come ha sottolineato nel saluto finale il presidente Franco Capicchioni, la Dante Alighieri ringrazia la prof.ssa Riccardi, che ha saputo magistralmente bilanciare specialismo e divulgazione in una lezione approfondita e fruibile, e tutti i giovani sammarinesi che hanno collaborato alla realizzazione del Mese Dantesco; ha infine invitato la cittadinanza, vero motore dell’iniziativa, agli appuntamenti del prossimo anno.