L’ultimo appuntamento del Cineforum Estivo “Non sembiava immagine che tace”, organizzato dall’Ambasciata d’Italia in collaborazione con la Società Dante Alighieri di San Marino, si terrà come di consueto nel Giardino Tebaldi in Via Onofri mercoledì 25 agosto p.v. alle ore 20.00.
La rassegna, giunta alla sua terza edizione, è coordinata e condotta da Elena D’Amelio, Maddalena Ugolini e Maria Giovanna Fadiga. Quest’anno, in occasione del Settecentenario della morte dell’Alighieri, è stata impostata una tripartizione tematica volta a richiamare le cantiche del “sacro poema”, al fine di indagare quale significato possano assumere oggi nel panorama contemporaneo idee centrali del pensiero dantesco e occidentale quali quelle di Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Iniziato mercoledì 28 luglio con la storia cruenta e dannata di “Suburbicon” e proseguito mercoledì 11 agosto con il purgatoriale “La Banda Grossi”, incentrato sui temi del libero arbitrio, della colpa e della redenzione, il cineforum si concluderà con l’evocazione del Paradiso attraverso il film “Undine – Un amore per sempre” (2020), di Christian Petzold, con Paula Beer e Franz Rogowski, premiato con il prestigioso Orso d’Oro alla Berlinale 2020 per la migliore attrice protagonista.
La pellicola, attraverso la reinterpretazione di un antico mito germanico, presenta una storia misteriosa dove il sovrannaturale si mescola al quotidiano: la vicenda narrata si rifà infatti alle saghe nordiche, popolate dalle Ondine, creature femminili inquietanti capaci di vivere in modo estremo e irrazionale l’impulso amoroso. Il sottotitolo “Un amore per sempre” ci fa ritrovare nell’eco dantesca dell’ultimo verso del “Paradiso” l’eternità del sentimento che guida l’intero poema: “l’amor che move ‘l sole e l’altre stelle”.
Come scrive Adriano De Grandis, “Undine teme Johannes lo lasci per un’altra e lo minaccia di ucciderlo, ma in un attimo lei si innamora di Christoph. Un film come un’opera di Picasso, senza linearità, spiazzante e geometricamente sghembo. Il mito dell’Ondina, l’acqua, l’amore e il tradimento. Ancora una volta Paula Beer e Franz Rogowski, in un melò destrutturato, fuori da ogni sintomatologia realistica, straordinario nel non essere mai banale, come tutto il cinema di Petzold, qui forse al suo film più semplice e proprio per questo più rischioso.”
Un’architettura abbagliante e cangiante di immagini, miti, simboli, come la terza cantica. Ermetico ed emotivamente travolgente, “Undine” è un “Paradiso” postmoderno, che si muove fra le contraddizioni e le angosce dell’uomo contemporaneo, sempre, però, alla ricerca di un assoluto nell’amore.