Valeria Martini, Luciana Aliotta e Letizia Colombini hanno coinvolto il pubblico con un’affascinante relazione, ottime letture e splendide canzoni
Mercoledì scorso, nella storica cornice della Sala Alberoni della Biblioteca di Stato, si è tenuto il quarto ed ultimo appuntamento della 17a edizione del Mese Dantesco 2024, organizzato dall’Associazione Sammarinese Dante Alighieri.
Introdotta da Franco Capicchioni, Valeria Martini, docente di italiano e latino nel nostro liceo, ha presentato una “lectio” di elevato livello culturale dal titolo “Un paese innocente – Eden, mondo bucolico e drammi della storia”, che ha interessato e appassionato il numeroso e affezionato pubblico presente, che l’ha seguita con grande attenzione ed interesse.
Attraverso un’analisi ampiamente documentata, la professoressa, arricchendo la sua relazione con letture di testi e musiche dal vivo, ha tracciato un percorso letterario e artistico di rara bellezza e di profondo contenuto, mettendo in evidenza il mito del “paese innocente”, definito il “locus amoenus” dell’armonia perduta, l’Eden della Bibbia, l’Arcadia dei pastori, l’età dell’oro della mitologia greco-romana, per poi giungere al tempo dell’età del ferro e ai conseguenti drammi della storia. Con grande competenza culturale, ha descritto le caratteristiche del mito delle origini felici dell’umanità e della ricerca del paese innocente, temi che hanno sempre affascinato i popoli del mondo e sono stati interpretati nelle tradizioni religiose, nelle opere artistiche e letterarie di importanti autori, tutti carichi di riflessioni filosofiche.
Il paese innocente è quello della felicità primigenia, per il quale anche poeti del Novecento come Ungaretti esprimono la nostalgia. Ma già nelle “Bucoliche” di Virgilio l’armonia pastorale viene spezzata dal dramma dei profughi scacciati dalle loro terre. Di seguito il tema verrà trattato da tanti altri autori e la professoressa Martini ha proposto testi di Torquato Tasso, del poeta ungherese Miklòs Radnòti e infine di Seamus Heaney, poeta nordirlandese premio Nobel per la letteratura.
Davvero struggenti i componimenti di Miklòs Radnòti. Nato a Budapest nel 1909, essendo ebreo, fu deportato in vari campi di concentramento, prima in Ungheria e quindi nell’area concentrazionaria di Bor, in Serbia, dove venne fucilato nel 1944. Nel 1946, in una fossa comune, nei pressi del villaggio di Abda nell’Ungheria nord-occidentale, venne ritrovato, insieme a foto, lettere e documenti personali, anche un quaderno a quadretti di piccole dimensioni: a quel quaderno, sopravvissuto alla distruzione fisica per venti mesi sotto terra e che conteneva dieci sue poesie, è stato dato il nome di “Taccuino di Bor”, unica raccolta poetica sopravvissuta alla Shoah.
Tutta la relazione è stata arricchita dalla proiezione di dipinti di alcuni pittori, quali Wenzel Peter e Cranach il Vecchio, che hanno permesso di cogliere gli elementi essenziali dell’età dell’oro e del paese innocente: la dolce armonia, l’ampia libertà, il mondo incontaminato, la vita a contatto di una natura rigogliosa, il sogno di un tempo felice. Per contrasto il sentimento della morte e l’età del ferro, con le opere di Poussin, Guercino e di Pietro da Cortona e gli aspetti drammatici della guerra, che conduce alla distruzione del meraviglioso paradiso terrestre creato da Dio per l’uomo.
Ma Valeria Martini ha voluto dare maggior significato al suo intervento, richiamando la spiritualità di Dante, per il quale il paese innocente esiste veramente, non si tratta di utopia, perché il paradiso terrestre, in cima alla montagna del Purgatorio, attende ogni essere umano pentito e purificato per ricondurlo al “locus amoenus” del Cielo.
Molto significativa e raffinata è stata la condivisione della conferenza con due giovani studentesse di notevole talento, che hanno collaborato attivamente con l’insegnante: Luciana Aliotta, che ha eseguito le letture dei brani poetici con una perfetta capacità espressiva, e Letizia Colombini, che ha cantato con voce splendida due canzoni memorabili: “L’isola che non c’è”di Edoardo Bennato e “Imagine” di John Lennon, accompagnata dal padre Stefano Colombini che suonava la chitarra.
Affascinante l’evento ideato e proposto da Valeria Martini: relazione, letture, canzoni e musica hanno creato all’interno della sala e nell’immaginario dei presenti una magica atmosfera di buoni sentimenti. Con “Imagine” (una fratellanza di esseri umani,immagina tutte le persone condividere tutto il mondo …) e con l’invito sulla scorta di Voltaire a “coltivare il nostro giardino”, in mezzo agli applausi ripetuti ed entusiasti del pubblico, è stato concluso con gioia, e nella speranza in un futuro di pace, questo straordinario Mese Dantesco 2024.
Al termine dell’incontro Franco Capicchioni, Presidente della Dante Alighieri, nel dare appuntamento al Mese Dantesco 2025, ha rivolto un sentito ringraziamento alla professoressa Valeria Martini per l’impegno profuso nel realizzare l’evento e per il lavoro di coordinamento di tutta la rassegna dantesca di quest’anno. Alle studentesse ha espresso sinceri complimenti per la loro bravura ed ha consegnato loro con piacere la tessera di adesione all’Associazione.